Più di 27mila barili di ddt sono stati trovati nell’oceano Pacifico, sui fondali di fronte alla costa californiana. Nei pressi dell’isola Santa Catilina, al largo di Los Angeles, un gruppo di ricercatori americani ha trovato almeno 27.345 bidoni contenenti il noto insetticida, conosciuto in tutto il mondo come repellente per zanzare. La scoperta preoccupa gli scienziati, dato che il ddt è reputato dannoso per l’ambiente, mentre gli effetti sugli esseri umani sono ancora oggetto di ricerche. La provenienza dei barili risalirebbe alle industrie della California meridionale che hanno utilizzato il bacino come discarica fino al 1972.

La scoperta dei barili di ddt in California

Gli studiosi autori del ritrovamento fanno parte dell’istituto di oceanologia Scripps, appartenente all’Università della California e di base nella città di San Diego. Il team ha utilizzato droni sottomarini con tecnologia sonar per esplorare l’area dove si reputava fossero i barili. I cittadini dell’isola e le istituzioni californiane erano infatti da anni a conoscenza della discarica, ma l’esatta location non era mai stata individuata.

Ora, i ricercatori hanno immagini ad alta risoluzione dei barilidi ddt situati a 900 metri sott’acqua. Grazie all’innovativa mappatura di più di 145mila metri quadrati di fondale marino tra l’isola di Santa Catalina e la costa di Los Angeles, è stata delineata la zona usata come discarica nei decenni passati. Secondo il quotidiano Guardian, si stima che nella zona siano state scaricate tra le 320 e le 640 tonnellate di ddt, a 19 chilometri da Los Angeles e a 12 da Santa Catalina, isola con circa quattromila abitanti e rinomato centro turistico.

Le parole dei ricercatori sui danni all’ecosistema

“Sconcertante. È stata davvero una sorpresa per tutti coloro che hanno lavorato con i dati e che hanno navigato in quel tratto di mare. Sfortunatamente, il bacino al largo di Los Angeles è stato una discarica di rifiuti industriali per diversi decenni, a partire dagli anni ’30. Questi risultati sollevano anche interrogativi sulla continua esposizione e sui potenziali impatti sulla salute dei mammiferi marini, soprattutto alla luce di come il ddt ha dimostrato di avere impatti multi-generazionali negli umani”, ha affermato Eric Terrill, a capo della ricerca.

Il suo team era composto da 31 persone, fra scienziati e tecnici, che dalle prime settimane di marzo 2021 hanno condotto delle ricerche nell’area. Era stata un’inchiesta del quotidiano Los Angeles Times a lanciare l’allarme, dopo aver raccolto dati e testimonianze riguardo la presenza di ddt nelle acque del Pacifico. Ora partirà un lavoro di rimozione, ma prima bisogna accertarsi che i barili non siano aperti e verificare quali danni eventuali perdite hanno causato all’ecosistema locale.

Droni nel Pacifico in California
I droni usati per trovare i barili di ddt © Scripps

Le soluzioni in vista

In caso di perdite, gli scienziati potrebbero prelevare campioni dall’acqua, dai sedimenti e da altre forme di vita marina per valutare il danno. Se la maggior parte dei barili non avesse avuto perdite, i contenitori potrebbero essere spostati in un luogo dove lo smaltimento è più sicuro. In passato sono stati rilevati livelli elevati di ddt nei mammiferi marini della zona e la sostanza è stata collegata al cancro nei leoni marini.

Questo materiale è altamente tossico per i pesci perché insolubile in acqua; inoltre è molto persistente dato il suo periodo di smaltimento varia dai 2 a 15 anni. Per quanto riguarda gli effetti sugli esseri umani, l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che il ddt se usato correttamente non causa danni, ridimensionando i rischi cancerogeni associati in precedenza. In seguito a quanto avvenuto all’isola Santa Catilina, i ricercatori di Scripps sperano che la scoperta acceleri gli interventi per la pulizia dei fondali, così da far tornare abitabili le acque del Pacifico davanti Los Angeles.