“L’instancabile lotta di Maria Ressa per la libertà di espressione è un esempio per molti giornalisti nel mondo”. Marilù Mastrogiovanni, presidente della giuria, ha commentato così la decisione di conferire alla giornalista filippina il premio Unesco per la libertà di stampa. “Il suo caso è emblematico dei trend globali che rappresentano una minaccia reale per la stampa e, quindi, per la democrazia”.

Maria Ressa
Il suo impegno per la democrazia è valso a Ressa il premio Unesco per la libertà di stampa © Dia Dipasupil/Getty Images for CPJ

Chi è Maria Ressa

Maria Ressa, 57 anni, originaria delle Filippine, vanta una carriera invidiabile. È stata corrispondente dall’Asia per l’emittente statunitense Cnn, per cui lavorava come giornalista investigativa, e ha guidato il network filippino Abs-Cbn news. Nel 2012 ha fondato il sito d’informazione Rappler: quella che all’inizio era una piccola startup composta da una dozzina di reporter è diventata la stella polare nella battaglia per la libertà di stampa nelle Filippine.

La libertà di stampa è alla base di ogni diritto che avete in quanto cittadini. Se non riusciamo a difendere il potere di raccontare, non possiamo difendere nessun altro diritto.

Maria Ressa, giornalista

Maria Ressa
Nel 2012 Maria Ressa ha fondato Rappler, un sito che combatte la disinformazione © Ezra Acayan/Getty Images

Le accuse nei confronti del presidente Duterte

Rappler, infatti, non ha mai temuto di dare notizie che qualcuno poteva considerare “scomode”. In particolare, sono stati pubblicati svariati articoli sull’aspra lotta del presidente Rodrigo Duterte contro il narcotraffico che avrebbe comportato più di ottomila esecuzioni extragiudiziali, cioè condanne a morte ordinate dalle autorità governative senza previo procedimento giudiziario.

Le minacce subite dalla giornalista

I reporter si sono visti revocare la licenza ed è stato vietato loro di assistere alle conferenze stampa del presidente. Nel 2018 il giornale, accusato da Duterte di promuovere fake news, è stato indagato per evasione fiscale – un’accusa che Ressa ha definito “ridicola”; quella è stata soltanto la prima di almeno altre undici indagini. Dopo essere stata arrestata diverse volte per “sospetti crimini collegati all’esercizio della sua professione”, l’anno scorso la giornalista è stata condannata per diffamazione da un tribunale di Manila, ma è libera su cauzione in attesa di appello.

Ressa non si è mai arresa e ha continuato a sostenere iniziative per la libertà di stampa, tanto che nel 2018 è stata nominata Persona dell’anno dalla rivista Time. Nonostante gli appelli da parte della comunità internazionale per mettere fine all’odio nei suoi confronti, la donna viene presa di mira anche sui social network, dov’è stata ripetutamente vittima di insulti e violenza di genere, arrivando a ricevere anche novanta minacce di morte ogni ora.

Enzo Biagi vedeva la figura del giornalista come “un vendicatore capace di riparare torti e ingiustizie”. Le persone che sono scomparse nelle Filippine non hanno più modo di raccontare la loro storia, però hanno trovato qualcuno disposto a farlo, a dare loro voce, anche a costo di rischiare la propria, di vita. Ecco perché Maria Ressa è un esempio per chi svolge il suo stesso mestiere, ma non solo: è un esempio per tutti noi.