Per le sue condizioni climatiche estreme è in gran parte deserta perché gli insediamenti si concentrano sulle coste. Conta appena 56mila abitanti in oltre 2 milioni di chilometri quadrati; sarebbe come se la popolazione di Cuneo fosse dispersa in un territorio grande quattro volte la Spagna. Eppure la Groenlandia, territorio autonomo ma formalmente parte del regno di Danimarca, riveste un ruolo delicato negli equilibri internazionali per i suoi imponenti giacimenti di risorse. Da qui la grande attenzione riservata alle elezioni anticipate di martedì 6 aprile 2021. A sorpresa, ne sono usciti vincitori gli inuit.

Le elezioni anticipate in Groenlandia

Dopo la caduta del governo in carica guidato da Kim Kielsen, nella giornata del 6 aprile i cittadini sono stati chiamati alle urne per il rinnovo dei 31 seggi del parlamento. Le varie tornate elettorali che si sono susseguite dal 1979 in poi avevano sempre dato la maggioranza al partito Siumut, di orientamento socialdemocratico, che però stavolta si è dovuto accontentare del 29 per cento dei consensi. A scalzarlo è stato Inuit Ataqatigiit (letteralmente, “la comunità inuit”) con il 37 per cento. A questa formazione indipendentista di sinistra spetterà ora il compito di provare a formare un nuovo esecutivo.

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Gli Inuit vivono in Groenlandia, Alaska e Canada. Lo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento del livello dei mari rischiano di sommergere i loro villaggi © Uriel Sinai/Getty Images

Stop al progetto minerario Kuannersuit

Potrebbe sembrare una questione politica di scala locale, ma in gioco c’è molto di più. Con la fusione dei ghiacci, infatti, le immense risorse minerarie custodite dal territorio diventano più facili da raggiungere. Gli occhi sono puntati in particolare sul monte Kuannersuit che, secondo le proiezioni, custodisce il maggiore giacimento occidentale di terre rare (indispensabili per realizzare computer e smartphone) e la quinta più grande riserva di uranio al mondo.

 

Finora il partito di governo si era dimostrato propenso a dare il via libera definitivo alla società Greenland minerals Ltd, allettato dalla prospettiva delle centinaia di posti di lavoro e del giro d’affari milionario. La comunità inuit però si è messa di traverso e si è presentata alle elezioni con la promessa di bloccare il progetto. Il timore è che la colossale miniera a cielo aperto finisca per contaminare le campagne circostanti e i mari con le sue scorie tossiche e radioattive. “I cittadini hanno parlato”, ha commentato il leader inuit Múte Bourup Egede, intervistato dalla tv di stato danese Dr all’indomani della vittoria. Promettendo di dare seguito alle promesse elettorali e fermare il progetto estrattivo una volta per tutte.