La trasmissione del coronavirus dagli animali all’essere umano, molto probabilmente attraverso un ospite intermedio, rimane lo scenario più plausibile per spiegare la diffusione della Covid-19. Al contrario, sembrerebbe essere estremamente improbabile la fuga del virus da un laboratorio. È quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) sulle origini della pandemia di coronavirus. Serviranno ora ulteriori studi per verificare tutte le ipotesi e fugare i – tanti – dubbi che ancora rimangono.

Un’immagine dai wet market in Cina
Un’immagine dai wet market in Cina © Animal Equality

Come si è arrivati al rapporto dell’Oms sulla Covid-19

Sette mesi dopo l’inizio dell’emergenza, quindi a luglio 2020, l’Oms e la Cina hanno iniziato ad indagare sulle origini del coronavirus. È stata selezionata una squadra internazionale di 17 esperti prevenienti da vari paesi che hanno affiancato un team di egual numero di professionisti cinesi. Dopo un periodo di incontri online, la squadra ha condotto uno studio di 28 giorni dal 14 gennaio al 10 febbraio 2021 nella città di Wuhan, in Cina, dove è cominciata l’emergenza.

La conferenza stampa per la presentazione del nuovo rapporto dell'Oms
La conferenza stampa per la presentazione del nuovo rapporto dell’Oms © Kevin Frayer/Getty Images

Il rapporto dell’Oms descrive quattro possibili scenari per la Covid-19

Secondo gli esperti, sono quattro gli scenari possibili che spiegherebbero la diffusione della pandemia: uno spillover diretto, cioè una trasmissione di una malattia zoonotica da un animale all’essere umano; uno spillover causato da un animale intermedio che ha passato il virus all’uomo dopo essere stato infettato a sua volta dall’animale portatore; una diffusione lungo la catena dei cibi surgelati; un incidente in un laboratorio con relativa fuga del virus. Le ipotesi più probabili sembrerebbero essere le prime due, specialmente la seconda, e il report giudica estremamente improbabile la teoria del laboratorio.

È bene ricordare che lo studio non presenta risposte chiare, ma ipotesi che devono ancora essere verificate appieno. A questo proposito si è espresso il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, spiegando che “questo report è un importante punto di partenza, non di arrivo. Non abbiamo ancora trovato la fonte reale del virus e dobbiamo continuare a seguire la scienza, senza tralasciare nessun particolare”.

Il coronavirus visto attraverso un microscopio
Il coronavirus visto attraverso un microscopio al Cdc, il Centers for disease control and prevention americano © Cdc/Getty Images

Il coronavirus forse partito da un pangolini, pipistrelli o specie intermedie

Fino adesso, le ipotesi preliminari emerse dal lavoro dell’Oms sembrerebbero dunque confermare la teoria di uno spillover, partito forse da un pipistrello o un pangolino, in quanto specie serbatoio di questo virus. Tuttavia, come si legge chiaramente nello studio, nessuno dei virus identificati in questi mammiferi è sufficientemente simile al Sars-Cov-2 per renderlo il suo progenitore. Inoltre, l’estrema sensibilità al virus dei visoni e dei felini suggerisce che un’altra specie potrebbe aver giocato un ruolo intermedio nella sua trasmissione. Gli scienziati hanno anche condotto test sui prodotti di origine animale venduti nel mercato Huanan, nella città di Wuhan, ma non hanno trovato prove di infezioni animali.

Il team prevede dunque di procedere a ritroso per identificare le origini del Sars-Cov-2 e non esclude di indagare anche sul commercio di animali e di prodotti da loro derivati comunemente venduti in alcuni mercati, analizzando anche i luoghi che sono già stati collegati a casi di contagio con gli esseri umani, come gli allevamenti di animali da pelliccia.

visone in gabbia
Gli allevamenti di visoni sono crudeli verso gli animali e pericolosi per la nostra comunità © Essere Animali/Flickr

Molte questioni sulla Covid-19 rimangono irrisolte

Di fatto il report non conferma e non smentisce nessuno degli scenari descritti fino ad oggi e non fornisce nemmeno chiarimenti sulle tante domande che ancora rimangono senza risposta. Non si sa con certezza dove si sia verificato il primo caso di Covid-19, come sia stato davvero infettato l’essere umano, non sono state presentate prove concrete che lo spillover sia davvero avvenuto nel mercato Huanan di Wuhan. Non si sa nemmeno con certezza se davvero il virus sia arrivato da un pipistrello e, se così fosse, non si sa da dove arrivasse quel pipistrello.

Non si sa ancora con certezza se il coronavirus provenga da un pipistrello
Non si sa ancora con certezza se il coronavirus provenga da un pipistrello © Ingimage

I virus arrivano dagli animali ma per colpa dell’uomo

Dopo quasi un anno e mezzo di emergenza si torna dunque all’ipotesi iniziale, ma come sottolineato già un anno fa, non è degli animali che bisogna avere paura, ma di quello che stiamo facendo ai loro habitat. Gli spillover non avvengono per caso, devono presentarsi le condizioni adatte perché un virus riesca a penetrare le barriere intraspecifiche e infettare un’altra specie, animale o umana. Come ci ha raccontato Sabrina Giannini, il pipistrello è innocente perché “diamo sempre un po’ la colpa agli animali, anche quando è evidente che siamo noi gli artefici dei problemi”.

Questo studio infatti si aggiunge all’elenco di analisi che da sedici mesi a questa parte stanno disperatamente sottolineando come gli allevamenti intensivi, la deforestazione, lo sfruttamento degli habitat, l’espansione agricola incontrollata, il commercio di animali selvatici e il costante aumento degli insediamenti umani stanno pericolosamente avvicinando la nostra specie a virus e batteri da cui la natura cerca di proteggerci. Eppure, malgrado un anno passato in lockdown, milioni di vite perse e danni economici e sociali ingentissimi fatichiamo ancora a riconoscere il ruolo che noi stessi abbiamo avuto in questa pandemia. Preferiamo credere alle teorie del complotto piuttosto che ammettere che il nostro modello alimentare e di consumi è la vera origine degli spillover.